OPRC – Ordine Psicologi Regione Campania

COMUNICATO STAMPA  – Figli coppie violente hanno doppio probabilità di avere condotte aggressive

I bambini che assistono a relazioni di coppia violente hanno il doppio della probabilità di avere a loro volta relazioni violente con i partner e uno stato mentale insicuro da parte delle donne le spinge, da adulte, a scegliere partner violenti e a ricreare situazioni relazionali intrise di maltrattamenti e abusi.

Sono due degli aspetti che emergono da uno studio condotto da Paola Miano, docente di Scienze psicologiche, pedagogiche e della formazione dell’Università di Palermo, e presentato nel corso del convegno nazionale ‘Attaccamento e psicoterapia’, organizzato a Napoli dall’Ordine degli Psicologi della Campania. L’indagine ha coinvolto 5 nuclei familiari (con madri di età compresa tra 16 e 44 anni e i loro 11 figli di età compresa tra 1 e 16 anni, 5 direttamente oggetto di maltrattamento, mentre gli altri 6 hanno assistito a violenze intrafamiliari), ospitati in una casa rifugio a indirizzo segreto. L’obiettivo era quello di indagare la continuità tra i modelli di attaccamento delle madri vittime di violenza e quelli dei loro figli, partendo dalla teoria sul legame di attaccamento elaborata dallo psicologo e psicanalista britannico John Bowlby. Il comportamento degli individui può essere infatti spiegato facendo riferimento alle esperienze di attaccamento e al modo in cui queste ultime sono state interiorizzate. Le relazioni sentimentali in età adulta, per esempio, in più del 75% dei casi tendono ad avere caratteristiche simili a quelle della relazione infantile con il genitore.Così come le relazioni di coppia in età adulta sono influenzate da quelle dei propri genitori e le ragazze e i ragazzi esposti durante l’infanzia a violenza domestica tra i genitori tendono a stabilire relazioni sentimentali nelle quali risulta maggiore il rischio di essere vittimizzati dal partner o di mettere in atto condotte aggressive. All’interno di questo processo, diventa cruciale la sensibilità materna. Dallo studio emerge infatti che la violenza subita rendeva impossibile alle madri offrire un rifugio sicuro ai figli, impedendo loro di esprimere le proprie emozioni e fronteggiare lo stress con attività appropriate. La mancata elaborazione delle esperienze negative di attaccamento rilevate nelle madri, si riscontra nei figli attraverso comportamenti insicuri. I bambini che hanno sperimentato figure parentali maltrattanti hanno di conseguenza maggiori probabilità di presentare esiti evolutivi negativi. Il genitore che subisce violenza e si mostra non protettivo consegna dunque il trauma inelaborato ai figli e proprio l’elaborazione delle storie di violenza relazionale interiorizzate può interrompere questo circolo vizioso.

Anche l'intervento di Grazia Attili, Professore Ordinario di Psicologia Sociale, Università Sapienza di Roma e Direttore della rivista "Attaccamento e Sistemi Complessi", si è concentrato sulla teoria di Bowlby:"Ho mostrato come sia importante per un terapeuta cercare di far prendere consapevolezza al paziente dell'interconnessione tra quelli che sono i suoi comportamenti e le sue emozioni nelle relazioni attuali e nella relazione con il terapeuta stesso e quello che è accaduto nella sua infanzia nelle relazioni con i suoi genitori. Questo perchè la psicoterapia proposta da Bowlby viene considerata un processo di elaborazione del lutto, nel senso che Bowlby ritiene che non aver ricevuto cure adeguate è come non aver avuto la madre e il paziente con i suoi disturbi mostra di utilizzare delle strategie per ottenere questo amore e queste cure, rifiutandosi a livello inconscio di riconoscere l'irrevocabilità della perdita, del non aver ricevuto cure adeguate."

Così come per ogni esperienza della vita, che può creare disagio o sofferenza – spiega il presidente dell’Ordine degli Psicologi, Antonella Bozzaotra anche il maltrattamento e la violenza nelle relazioni significative beneficiano della narrazione e del confronto in una relazione che, mettendo a contatto con la sofferenza, lo riconnette e gli da’ senso”.

"Ancora una volta siamo qui per discutere insieme dei contributi che la teoria dell'attaccamento ha dato allo sviluppo della conoscenza dei sistemi di pensiero degli individui e del trattamento dei disturbi della personalità. – ha detto Raffaele Felaco, presidente dell'Associazione Psicologi per la Responsabilità Sociale – La partecipazione di noti e autorevoli relatori rende questo convegno molto interessante, anche per il contributo che arriva dai direttori delle scuole di psicoterapia della Campania. Vediamo una vivacità del pensiero psicologico nella nostra regione, della quale non dubitavamo, ma della quale abbiamo prove tangibili in questa situazione."

Ultimo aggiornamento

23 Marzo 2015, 00:00

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