OPRC – Ordine Psicologi Regione Campania

LA VIOLENZA DI GENERE AL TEMPO DEL COVID: IL RACCONTO DELLE PSICOLOGHE IMPEGNATE NEI CAV

Restrizioni alla libertà di movimento, obbligo di trascorrere la fase di lockdown in ambito domestico a stretto contatto con il partner violento, problemi legati alla perdita o alla riduzione del lavoro. Sono queste le principali cause dell’aumento di segnalazioni e richieste di aiuto arrivate durante il periodo di emergenza sanitaria ai Centri antiviolenza della Campania e alle associazioni che si occupano di contrasto alla violenza sul territorio regionale. A raccontarlo sono le psicologhe impegnate in queste strutture, rispondendo a un questionario elaborato dall’Ordine degli Psicologi della Campania in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Anche i numeri testimoniano questa tendenza: "Durante il Covid le richieste sono raddoppiate: si è passati da una media di sei richieste di aiuto al mese a 14", rivela Michela Napolitano del Cav ‘Alice Bianconiglio’ di Avellino. Anche i tre Cav che fanno capo allo ‘Spazio Donna’ hanno registrato un trend simile. Al ‘Telefono Rosa – Recapito Donna’ di Caserta sono arrivate 91 richieste di aiuto durante il lockdown, di cui 7 utenti già seguite in precedenza e 84 nuove richieste. Sono stati 36 i nuovi contatti per il Cav Aurora di Piedimonte Matese, di cui 6 utenti già seguite in precedenza e 30 nuove richieste. Il Cav Spazio Donna di Marcianise ha registrato 59 nuove segnalazioni, di cui 47 hanno chiamato durante il periodo di maggiore restrizione.

"La coabitazione con il violento ha acuito dinamiche già ingestibili di per sé – fa notare Silvia Mattei – ma ha anche incentivato le donne a prendere coscienza delle situazioni rischiose in cui vivono. Tuttavia, stiamo verificando un ulteriore scoramento emotivo da parte delle donne a causa dell’emergenza sanitaria. Molte, esasperate dalle condizioni violente, manifestano la volontà di allontanarsi dai propri partner, ma esprimono al contempo una maggiore difficoltà a trovare delle risorse per poter fuoriuscire dai contesti

violenti".

In questa fase quasi tutte le strutture hanno fatto ricorso a nuovi canali di comunicazione. "Le modalità di intervento sono completamente cambiate – sottolinea Maria Ilaria Incitti, dell’associazione Arci Donna di Napoli – privilegiamo la modalità da remoto, telefonicamente o via Skype e Whatsapp, ma in caso di situazioni di emergenza attiviamo anche servizi che richiedono l’intervento in presenza". "La pandemia ha alimentato le situazioni problematiche già vissute dalle donne – evidenzia Giovanna Menditto, del Centro di ascolto ‘Volontà Donna’ di Marcianise – Il nostro sportello è rimasto chiuso, abbiamo sperimentato altri canali, come mail, social o sfruttando i momenti in cui i figli stavano effettuando didattica a distanza".

C’è anche chi, in un periodo di grandi difficoltà, rimarca un comportamento che trasmette speranza per il futuro. "Le segnalazioni e le richieste di consulenze sono aumentate nella fase post-lockdown – dice Chiara Pinto del Telefono Rosa di Napoli – Le donne che si sono ritrovate costrette a coabitare con il proprio aguzzino hanno trovato una maggiore forza per chiedere aiuto". La psicologa del Centro Dafne dell’ospedale Cardarelli, Carla Cuccurese, si sofferma invece sull’aspetto lavorativo. "Le donne sono state poco assistite

e protette dallo Stato anche per la perdita del lavoro – fa notare – che nella maggioranza dei casi non era regolarizzato e, per questo, non è stato possibile per loro accedere ai contributi".

Ufficio stampa Ordine Psicologi Campania

Elio Tedone

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Ultimo aggiornamento

13 Gennaio 2021, 00:00

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