OPRC – Ordine Psicologi Regione Campania

 L’AMORE "IMPERFETTO" DEI GENITORI PER I FIGLI NEL LIBRO DI GRAZIA ATTILI 

La presentazione martedì 5 marzo alle 16 alla presenza dell’autrice.

Comunicato Stampa del 5/03/2013
E figlie so’ figlie e so’ tutt’eguale”, diceva Filumena Marturano nella commedia di Eduardo De Filippo. Eppure le ultime statistiche certificano che questi ‘pezzi’ sono diversi, visto che il 65% delle madri e il 55% dei padri ammettono di preferire un figlio all’altro. Anche questo è ‘L"Amore imperfetto", tema che da’ il titolo all’ultimo libro scritto dalla psicologa evoluzionista Grazia Attili e pubblicato da ‘il Mulino’. Un viaggio attraverso i secoli e le teorie evoluzioniste, che l’autrice presenterà martedì prossimo alle 16 all’Istituto degli studi filosofici di Napoli, in via Monte di Dio, 14 (Palazzo Serra di Cassano).

La docente di Psicologia sociale all’università La Sapienza di Roma si serve anche di frammenti di canzoni, testi letterari e piece teatrali per scandagliare il difficile rapporto tra genitori e figli e comprendere ‘perché i genitori non sono sempre come li vorremmo’, come recita il sottotitolo del libro. “I figli si aspettano che i genitori siano sempre affettuosi, accoglienti, in grado di confortare – spiega Attili – ma non sempre è così. Il 50-55% delle madri e dei padri sono distanti o iperprotettivi, freddi, intrusivi, autoritari o assenti”. Possono quindi essere causa dell’infelicità dei figli, del loro disadattamento, fino ad arrivare ad arrivare ai fenomeni estremi del padre ‘mammo’ o della madre assassina. L’ultimo caso di cronaca e’ di venerdì scorso a Roma, dove una donna di 25 anni ha gettato il bambino in un cassonetto dopo aver partorito e ora è accusata di infanticidio. “Sulla base di questi eventi si pensa che manchi l’istinto materno – fa notare l’autrice – che invece esiste, ma si articola in modi diversi. Le madri e i padri si prendono cura dei figli o li ‘eliminano’ sulla base di una spinta evoluzionistica: si cerca infatti di prendersi cura dei figli a cui si può assicurare il futuro, per farli diventare genitori e tramandare proprie caratteristiche genetiche e culturali”. Quando questo non è possibile, come nel caso della ragazza, che è single e non ha la possibilità di allevare il figlio nato da un parto nascosto alla famiglia, “scatta la spinta all’eliminazione e ci si riserva di partorire nuovamente in circostanze migliori”.

Una tendenza che trova le sue radici nei contesti storici e culturali del passato, a partire dal Medioevo fino al ‘700, quando le condizioni igieniche erano terribili e si partorivano tanti figli, ma “non ci si prendeva cura di nessuno di questi, come dimostra anche il fatto che la Chiesa predicava l’assenza dell’anima fino all’età di 8 anni”. Poi le condizioni sono cambiate e ha preso piede la tendenza a “favorire la formazione di un legame tra la mamma e il bambino anche attraverso il contatto fisico”. Un comportamento che “non si è affermato in contesti culturali diversi, come la Germania, dove si scoraggia il contatto fisico per allevare figli che da adulti sappiano controllare le emozioni”. Così come i padri, che erano “punti di riferimento morale fino all’800, sono diventati assenti nel corso degli anni, anche se di recente c’è un recupero della paternità, seppur in forme differenti”.

Attili auspica quindi un “nuovo modello di parità tra uomini e donne, in cui siano entrambi a prendersi cura dei figli, attraverso una modifica ai tempi destinati al lavoro e all’introduzione del congedo parentale per il padre e per la madre. Una cosa che avviene già nei Paesi del nord e sulla quale gli appartenenti a entrambi i generi dovrebbero combattere insieme”.

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Ultimo aggiornamento

23 Aprile 2013, 00:00

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